top of page

Dario Panzica
SCULPTURES

dario panzica pan

E' difficile inquadrare l'opera di Panzica in categorie, cliché, schemi collaudati.

Ma è possibile farne un quadro per comprendere la complessità del suo linguaggio.

Si tratta della scultura di un uomo mediterraneo, con una cultura classica, una preparazione tecnica e scientifica tipica dell'architetto, e la passione verso la natura.

I suoi sono organismi, senz'altro, con una quota organica, ma lo sviluppo della texture, delle membrature, sembra seguire una dinamica evolutiva che potrebbe essere quella di vegetali, o vertebrati, ma anche di forme cristallografiche, inorganiche, minerali.

Questo processo di ibridazione è impressionante; sembrano fossili di organismi ormai litoidi, e la texture del bronzo ne accentua il carattere invece tecnologico, come fossero organismi vivi ma della stessa materia di un pianeta più avanzato.

Le superfici di questi esseri si snodano a spirale, come trame di una fibra tecnologica avanzata, si espandono, si contraggono, come seguissero regole matematiche di sviluppo nello spazio, in un meccanismo ibrido dotato di esoscheletro, ma anche di una struttura scheletrica interna, fitomorfica, anche antropormorfica.

E questi organismi, quando hanno una connotazione antropomorfica, evidenziano la cultura classica dell'autore, sia quella greca, nell’interpretazione del mito marino, sia quella rinascimentale, con un evidente gigantismo delle mani, dei piedi, come elementi simbolici della figura umana. Mani, piedi, innervate da vene a rilievo, dove pulsa la linfa vitale; un omaggio michelangiolesco, alla rappresentazione.

Il mito, ovunque, in queste opere, che sono sublimazione di un sogno subacqueo, probabili esseri marini ancestrali, o forme oniriche spaziali.

Potrebbero trovarsi nel fondo del mare, e la trama ossidata del bronzo ne sarebbe manifesta provenienza, ma potrebbero essere organismi che affiorano dalle polveri di Marte, come traccia di antiche estinte forme organiche.

E' questa perenne dicotomia, su ogni aspetto dell'opera, che ne svela la potenza.

Si tratta quindi di un mélange di sensazioni, evocazioni, visioni, frutto della cultura stratificata di un uomo che osserva il mondo, e fonde elementi eterogenei in combinazioni possibili solo nella sintesi dell'arte.

Una forma di mitologia del futuro, che ha radici forti nel passato, che si disvela dal mare.

Ed è forse il mare, alla fine, nel suo carattere universale, archetipale, a legare tutti questi elementi, con una densità di suggestioni che legano la classicità al linguaggio moderno, cinematografico, in bronzi che danno vita a personaggi spaziali, sedimentati tra sassi. Anche le icone del mito contemporaneo sono indagate dall’autore, come l’immaginario collettivo legato ai media, come le figure spaziali giapponesi, che, realizzate in bronzo, sembrano sedimentarsi nei fondali marini come oggetti classici. Il fondale marino è l’inconscio sul quale si depositano tutte le forme del mito, da quello antico, al contemporaneo, fino ad una forma di mito futuro immaginario.

E' un caleidoscopio di emozioni che forse solo un siciliano può generare, nel conflitto e unione perpetua tra Eros e Thánatos, tra antico e moderno, fluido e rigido, liscio e ruvido, organico e inorganico, terrestre e spaziale, maschio e femmina, che è, nella filosofia greca, il concetto di PAN (ΠAN), la complessità del tutto che esprime il mondo.

 

Francesco Ferla 2018

dario panzica pan
PANZICA12-13.jpg
rr.jpg
_DSC4896.jpg
bottom of page